Interventional sialendoscopy for radioiodine-induced sialadenitis: quo vadis?
La scialoendoscopia interventistica per le scialoadeniti radioiodio-indotte: quo vadis?
P. Canzi1, S. Cacciola1, P. Capaccio2 3, F. Pagella1, A. Occhini1, L. Pignataro2 4, M. Benazzo1
1 Department of Otorhinolaryngology, University of Pavia, IRCCS Policlinico “San Matteo” Foundation, Pavia, Italy; 2 Department of Otolaryngology and Head and Neck Surgery, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milan, Italy; 3 Department of Biomedical, Surgical and Dental Sciences; 4 Department of Clinical Sciences and Community Health, Università degli Studi di Milano, Milan, Italy
Summary
Salivary gland toxicity is a common adverse effect of radioactive iodine (131I) for the treatment of thyroid cancers with a prevalence ranging from 2% to 67% of the 131I exposed population. Recently, sialendoscopy has been introduced as an attractive diagnostic and therapeutic tool for management of patients with radioiodine-induced sialadenitis that is unresponsive to standard medical treatments. The objective of the current review was to assess the impact of this procedure on outcomes in patients suffering from radioiodine sialadenitis. Overall, eight studies were included and 122 patients underwent 264 sialendoscopic procedures. Duct stenosis and mucous plugs were observed in 85.7% of endoscopic findings, supporting the role of ductal obstruction in the pathophysiology of radioiodine sialadenitis. In total, 89.3% of patients experienced complete or partial resolution of sialadenitis recurrences without any major adverse events, and parotidectomy was advocated in only 1 case. However, outcomes mainly concerned subjective reports and only two clinical experiences evaluated objective measurement with dissimilar results. Limited to few studies, xerostomia and obstructive symptoms responded differently after sialendoscopy. The optimal timing of salivary gland videoendoscopy needs to be further analysed in order to define the best management of radioiodine-induced obstructive sialadenitis.
Riassunto
La tossicità delle ghiandole salivari rappresenta un noto effetto indesiderato dello iodio radioattivo (131I) utilizzato per il trattamento di neoplasie tiroidee, con una prevalenza che varia dal 2% al 67% della popolazione esposta. Recentemente, la scialoendoscopia è stata introdotta come un interessante strumento diagnostico e terapeutico per la gestione dei pazienti affetti da scialoadenite radioiodio-indotta non responsiva ai trattamenti medici standard. L’obiettivo della presente revisione è stato valutare l’influenza di questa procedura sulla storia clinica di pazienti affetti da scialoadenite conseguente a trattamento con radioiodio. Complessivamente, la revisione ha incluso 8 studi, 122 pazienti e 264 scialoendoscopie. Le stenosi duttali ed i tappi mucosi hanno rappresentato l’85.7% dei reperti endoscopici, sostenendo il ruolo dell’ostruzione duttale nella fisiopatologia della scialoadenite da radioiodio. Circa l’89.3% dei pazienti riportarono una risoluzione parziale o completa degli episodi di scialoadenite ricorrente, senza complicanze post-operatorie maggiori. Un solo caso è stato sottoposto a parotidectomia per fallimento del trattamento scialoendoscopico e persistenza dei sintomi. Tuttavia, i risultati della letteratura riguardarono principalmente valutazioni soggettive e solamente in due esperienze cliniche furono prese in considerazione misure oggettive con risultati discordanti. La xerostomia fu analizzata in pochi studi, con benefici differenti rispetto ai sintomi ostruttivi. La tempistica ideale per la videoendoscopia delle ghiandole salivari necessita di ulteriori analisi, al fine di definire la miglior gestione delle scialoadeniti ostruttive radioiodio-indotte.