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Endoscopic endonasal approach to the craniocervical junction: the importance of anterior C1 arch preservation or its reconstruction

Approccio endoscopico endonasale alla giunzione craniocervicale: l’importanza di preservare o ricostruire l’arco anteriore dell’atlante

M. Re1, M. Iacoangeli2, L. Di Somma2, L. Alvaro2, D. Nasi2, G. Magliulo3, F.M. Gioacchini1, D. Fradeani1, M. Scerrati2

1 Department of Otorhinolaryngology, Umberto I University General Hospital, Università Politecnica delle Marche, Ancona, Italy; 2 Department of Neurosurgery, Umberto I University General Hospital, Università Politecnica delle Marche, Ancona, Italy; 3 Organi di Senso Department, University ‘‘la Sapienza’’, Rome, Italy

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Summary

We report our experience with the endoscopic endonasal approaches (EEA) for different craniocervical junction (CCJ) disorders to analyse outcomes and demonstrate the importance and feasibility of anterior C1 arch preservation or its reconstruction. Between January 2009 and December 2013, 10 patients underwent an endoscopic endonasal approach for different CCJ pathologies at our Institution. In 8 patients we were able to preserve the anterior C1 arch, while in 2 post-traumatic cases we reconstructed it. The CCJ disorders included 4 cases of irreducible anterior bulbo-medullary compression secondary to rheumatoid arthritis or CCJ anomalies, 4 cases of inveterate fractures of C1 and/or C2 and 2 tumours. Pre- and postoperative neuroradiological evaluation was always obtained by magnetic resonance imaging (MRI), computed tomographic (CT) scanning and dynamic cranio-vertebral junction x-ray. Pre- and postoperative neurologic disability assessment was obtained by Ranawat classification for patients with rheumatoid arthritis and by Nurick classification for the others. At a mean follow-up of 31 months (range: 14-73 months), an improvement of at least one Ranawat or Nurick classification level was observed in 6 patients, while in another 4 patients neurological conditions were stable. Radiological follow-up revealed an adequate bulbo-medullary decompression in all patients and a regular bone fusion in cases of C1 and/or C2 fractures. In all patients spinal stability was preserved and none required subsequent posterior fixation. The endoscopic endonasal surgery provided adequate exposure and a low morbidity minimally invasive approach to the antero-medial located lesions of the CCJ, resulting in a safe, effective and well-tolerated procedure. This approach allowed preservation of the anterior C1 arch and the avoidance of a posterior fixation in all patients of this series, thus preserving the rotational movement at C0-C2 segment and reducing the risk of a subaxial instability development.

Riassunto

Riportiamo la nostra esperienza con l’approccio endoscopico endonasale (EEA) in una serie consecutiva di 10 pazienti affetti da lesioni anteriori della giunzione cranio-cervicale. L’obiettivo dello studio è analizzare l’outcome di questi pazienti focalizzando l’attenzione sulla possibilità di preservare o ricostruire l’arco anteriore di C1, quale importante elemento di stabilità della giunzione cranio-cervicale. Dal gennaio 2009 al dicembre 2013, 10 pazienti con patologia della giunzione craniocervicale sono stati operati mediante approccio endoscopico endonasale. Le lesioni trattate includevano 4 casi di non riducibile compressione bulbo-midollare extradurale anteriore della giunzione (secondarie ad artrite reumatoide o anomalie della giunzione), 4 casi di fratture inveterate di C1 o del dente dell’epistrofeo e 2 casi lesioni tumorali. La valutazione clinica pre- e postoperatoria è stata effettuata mediante la scala di Ranawat per i casi di artrite reumatoide e di Nurick per gli altri. Il follow-up radiologico comprendeva invece RM, TC e RX con prove morfo-dinamiche per eventuale preesistente severa instabilità. Dopo l’approccio EEA puro alla giunzione craniocervicale, nessun paziente ha presentato un peggioramento neurologico, né si sono verificate significative complicanze. Al follow-up medio di 31 mesi (range 14-73 mesi), un miglioramento di almeno un livello della classificazione Ranawat o Nurick si è osservato in 6 pazienti mentre gli altri 4 sono rimasti stabili. Il follow-up neuroradiologico ha documentato in tutti i casi un’adeguata decompressione bulbo-midollare, mentre nei casi di frattura di C1 o C2 una regolare fusione ossea delle rime di frattura. Nessun paziente ha presentato segni di instabilità e non è stata pertanto necessaria alcuna procedura di stabilizzazione e fusione posteriore. L’approccio endoscopico endonasale garantisce un’adeguata esposizione delle lesioni antero-mediali della giunzione craniocervicale. Nella nostra serie di pazienti tale procedura ha permesso di preservare o ricostruire l’arco anteriore di C1, evitando quindi una sintesi posteriore e la relativa perdita di movimento rotazionale C0-C2 e l’instabilità subassiale.