Transparotid approach for mandibular condylar neck and subcondylar fractures
Approccio transparotideo per il trattamento chirurgico delle fratture del collo del condilo mandibolare e sottocondilari
A. Croce, A. Moretti, F. Vitullo, A. Castriotta, M. De Rosa, L. Citraro
Otorhinolaryngology Unit, Department of Surgical Sciences, “G. D’Annunzio” University of Chieti-Pescara, Chieti, Italy
Summary
Mandibular condylar neck fractures and subcondylar fractures represent, respectively, 19-29% and 62-70% of all mandibular fractures; treatment involves some problems, common to both, concerning the choice of an adequate approach. Herewith, personal experience is reported related to the surgical treatment of some cases of mandibular condylar neck and subcondylar fractures by transparotid approaches with partial parotidectomy, removing the salivary tissue overlying the condylar neck and/or the subcondylar region. Over the last 5 years, we observed 22 fractures of the condylar neck and 10 fractures of the subcondylar region. In 13 patients (11 male, 2 female, age range 10-68 years, mean 33 years), 10 of whom had other mandibular and/or other maxillo-facial and skeleton fractures – 50% of these with dislocated condylar heads – and the other 3 for their free choice, regarding the different treatments, 18 transparotid approaches with partial parotidectomy (bilateral in 5 cases), were performed reducing and fixing 12 condylar neck fractures and 5 subcondylar region fractures with appropriate plates (2.0 mm) and screws. After surgery, no intermaxillary fixation was performed. Complications included 4 salivary fistulae (bilateral in 1 patient), which closed spontaneously after 4 or 5 weeks with a dressing, 1 case of Frey’s syndrome, which healed after 2 treatments with botulin and 6 cases of transient facial palsy lasting 4-8 weeks (1 case bilateral) affecting zygomatic, buccal and marginal mandibular nerves. During follow-up, functional parameters considered were: restoration of original pre-injury occlusion; vertical, lateral and protrusion mandibular movements. All patients re-acquired the original pre-injury occlusion; the maximal post-operative intrinsical distance was at least 40 mm after a variable period of rehabilitation and lateral and protrusion movements also led to satisfactory final results. All patients were free of pain and had no deflection or clicking upon opening or chewing. None suffered from haematoma, miniplate fractures, bone resorption or condylar necrosis. In our experience, the Transparotid approaches with partial parotidectomy permits very good anatomical repositioning of the displaced condylar or subcondylar osseous segments in all cases, since isolation of the facial nerve branches and removal of a limited part of the parotid gland tissue overlying the lesion allow perfect exposure of the fracture site. The wide operation field allows the facial nerve to be preserved and permits easy internal rigid fixation with plates, as the drill, screws and screwdriver can be positioned exactly perpendicular to the bone surface instead of obliquely, as occurs with many different approaches.
Riassunto
Le fratture del collo del condilo mandibolare e quelle sottocondilari costituiscono rispettivamente il 19-29% e il 62-70% di tutte le fratture della mandibola. Il trattamento di queste fratture presenta alcuni problemi comuni concernenti la scelta dell’approccio più adeguato. Riportiamo la nostra esperienza personale nel trattamento chirurgico della fratture del “complesso collo del condilo-regione subcondilare“ mediante un accesso transparotideo che prevede una parotidectomia parziale (“selettiva”) per rimuovere e spostare lateralmente il tessuto ghiandolare e divaricare i rami del nervo facciale posti al di sopra delle rime di frattura. Abbiamo osservato negli ultimi 5 anni, 22 fratture del collo del condilo e 10 della regione subcondilare. In 13 pazienti (11 maschi, 2 femmine, età media 33 anni, range 10-68), 10 con altre fratture mandibolari e/o maxillo-facciali e scheletriche – 5 di questi con testa del condilo dislocata – e 3, in seguito ad una loro libera scelta dopo adeguata informazione, abbiamo effettuato 18 accessi transparotidei (bilaterali in 5 casi) riducendo e fissando con placche e viti di titanio da 2,0 mm, 12 fratture di collo di condilo e 5 fratture della regione sottocondilare (una frattura del collo condilare è stata esposta ma non si è ritenuto indispensabile fissarla con osteosintesi). Dopo l’intervento chirurgico non è stato mai applicato un bloccaggio intermascellare. Come complicanze abbiamo osservato 4 fistole salivari (bilaterali in una paziente) guarite spontaneamente in 4-5 settimane con medicazioni; un caso di sindrome di Frey risoltasi dopo 2 trattamenti con tossina botulinica e 6 paralisi temporanee delle branche inferiori del nervo facciale (bilaterali in un caso) risoltesi in 4-8 settimane. Durante il follow-up abbiamo preso in considerazione i seguenti parametri: il ripristino della occlusione originale pre-trauma, i movimenti mandibolari verticali, laterali e di protrusione. Tutti i pazienti hanno riacquistato l’occlusione originale pre-trauma; la distanza massima interincisiva nei movimenti verticali è risultata essere pari, o superiore, a 40 mm dopo vari periodi di riabilitazione; i movimenti di lateralità e di protrusione hanno dato risultati soddisfacenti. Nessun malato ha lamentato dolore, deviazione mandibolare, rumori articolari in apertura o durante la masticazione. Non abbiamo avuto ematomi, rottura delle placche, riassorbimento osseo o necrosi dei condili. Pertanto, nella nostra esperienza, l’accesso transparotideo con parotidectomia parziale ha consentito un riposizionamento ottimale dei segmenti ossei fratturati poiché l’isolamento dei rami del nervo facciale e la rimozione di una piccola parte di tessuto ghiandolare soprastante la lesione ossea hanno consentito una perfetta esposizione della rima di frattura. L’ampio campo operatorio ottenibile consente di non ledere i rami del nervo facciale e di effettuare con facilità le osteosintesi con placche perché è possibile lavorare posizionando trapano e cacciavite perfettamente perpendicolari alle superfici ossee e non con angolazioni oblique come spesso accade utilizzando altri tipi di approcci chirurgici.